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Domenica, 11 Marzo 2018 13:45

Sharing Economy e Hospitality, la normativa

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Sharing Economy e Hospitality, la normativa

Timori e speranze di riordino normativo in materia di Hospitality e Sharing Economy accompagnano l’avvio della nuova legislatura mentre si attendono ulteriori indicazioni dall’Unione europea. La cornice legislativa comunitaria e italiana resta inadeguata, così come poco regolamentate sono ancora le piattaforme digitali. Le iniziative normative organiche in Italia si sono arenate, riesce a procedere solo qualche provvedimento di ritocco frammentato oppure la legislazione locale. Ma si attendono nuovi interventi. Ne parliamo con Donatella Marino, avvocato di Milano che coordina un team di legali e fiscalisti specializzato in ricettività turistica.

Domanda – E' vero che l’Unione europea è a favore della Sharing Economy?

Donatella Marino – Con dei limiti. In un primo momento la Commissione europea aveva solo individuato le ricadute positive dell’economia collaborativa e invitato i singoli Stati a limitarsi nell'imporre i requisiti per l’accesso dei privati nei mercati tradizionalmente riservati a figure professionali.

L'anno scorso però il Parlamento europeo ha posto il focus su alcune aree da disciplinare quali le corrette condizioni di concorrenza tra operatori, la tutela dei lavoratori coinvolti, gli obblighi fiscali e i criteri per distinguere tra operatori privati e professionisti (tra chi opera quindi con mezzi propri su base occasionale e chi si è organizzato per lo svolgimento di un’attività strutturata e continuativa, ponendo un particolare accento sui temi legati alla sicurezza sociale e alla tutela del consumatore.

Domanda – E' quindi per chiarire la distinzione tra privati e professionisti dell'Hospitality che la Manovrina del 2017 (art. 4 del DL 50/2017) ha cercato di rimodellare il concetto di "impresa"?

Donatella Marino – Individuare la figura dell'imprenditore è rilevante sia ai fini civilistici (per fare un esempio, un imprenditore può fallire, un privato no) che, ovviamente, fiscali. E la cd. Manovrina aveva previsto che con apposito Regolamento si individuassero i criteri per poter presumere che un soggetto che poneva in essere "attività di locazione breve" fosse da considerare impresa e non più privato, tenendo conto non solo dei principi generali del codice civile o del TUIR ma anche di due nuovi parametri più pragmatici (il numero delle unità immobiliari locate e la durata delle locazioni in un anno solare).

Frutto evidente di un difficilissimo compromesso la norma non è stata attuata e l'argomento per ora è affidato esclusivamente agli interpreti (ai professionisti, quindi, se è richiesta una consulenza, o ai giudici, in caso di contenzioso). Ma è ovviamente una patologia del sistema.

Domanda – Esiste anche un intervento dell’Antitrust in materia di Hospitality?

Donatella Marino – Recentemente in effetti su questo tema si è espresso in Italia il Garante della Concorrenza e del Mercato in apposito provvedimento che ha criticato la cd. Manovrina fiscale del 2017 laddove pone a carico di alcune piattaforme digitali o altri intermediari alcune responsabilità fiscali aggiuntive così sfavorendo il diffondersi di un servizio utile al consumatore finale. E’ un parere non vincolante.

Domanda – In situazioni comparabili, come i trasporti (vedi il caso UBER) l'Europa ha posto dei limiti. Questo potrà avere ripercussioni anche nell'Hospitality, per esempio per gli Host di Airbnb?

Donatella Marino - E’ la Corte di Giustizia europea che si è occupata nello scorso dicembre del contrasto tra i sistemi tradizionali di gestione dei beni e servizi e le innovazioni delle piattaforme digitali. Nel decidere sulla fattispecie sottopostale la Corte affermava che il servizio offerto dalla piattaforma digitale restava un servizio di trasporto, sofisticato e innovativo, ma non identificabile come un servizio della società di informazione, restando quindi applicabili anche a quei nuovi operatori le normative nazionali sui trasporti urbani con le relative prescrizioni.

Pur non essendo affatto immediata l'analogia con il settore dell'Hospitality esiste un rischio di ricadute negative se non si giungerà a una riorganizzazione del settore.

Domanda - Quali sono gli ultimi interventi normativi sull'Hospitality turistica da tenere presente in Italia?

Donatella Marino – A livello nazionale le conquiste sono state poche anche perché la normativa sulle strutture turistiche è essenzialmente regionale, pur rimanendo riservata allo Stato la disciplina degli aspetti civilistico-contrattuali, il diritto penale e la materia fiscale. L'unico intervento legislativo nazionale è contenuto proprio nella Manovrina del 2017 che ha cercato di assicurare il gettito fiscale dei privati che operano nello short term rental.

Quanto alla rimanente normativa statale, è datata la materia penale sulla sicurezza e confusa la ricostruzione civilistico-sostanziale di questi nuovi contratti così come l'individuazione delle diverse responsabilità dei soggetti coinvolti. Aperti anche i temi come la web tax, mentre si sono da tempo fermate le proposte di legge su Sharing Economy e sugli Home Restaurant.

Domanda – Quali sono invece le novità?

Donatella Marino – Procede innanzitutto il decreto attuativo della direttiva europea 2015/2302 sul turismo che punta a modificare ciò che residua del Codice del Turismo regolando per esempio proprio il riparto delle responsabilità.

Interessante, pur suscitando qualche preoccupazione, anche il recentissimo decreto sui Condhotel, una nuova proposta di ricettività che combina all'interno dello stesso esercizio turisti e residenti offrendo a tutti gli stessi servizi alberghieri. Questo grazie alla possibilità offerta agli alberghi (ricorrendone i presupposti e all'interno di limiti specifici) di vendere a terzi alcune unità ad uso abitativo.

Domanda – La legislazione italiana è indietro rispetto agli altri Paesi europei?

Donatella Marino – No, la Sharing Economy nell'Hospitality è un fenomeno veloce spesso accolto con sfavore quindi tutti gli Stati mostrano difficoltà nel normarlo. Qualcuno ha obbligato gli operatori a munirsi di preventive licenze o di un codice di registrazione per fornire i servizi corrispondenti, altri hanno fissato un tetto massimo per le locazioni di immobili oltre il quale la normativa alberghiera diventa applicabile.

Bilanciare gli interessi delle piattaforme che favoriscono la Sharing Economy con quelli dei singoli operatori che ne fruiscono (che sono poi le piccole strutture turistiche e questi nuovi locatori, i cd. Host di Airbnb) e dei consumatori finali (i turisti o gli inquilini, definiti dalla nuova normativa come viaggiatori), il tutto senza ledere gli interessi di mercato degli operatori tradizionali (gli albergatori) è una sfida difficile per ogni legislatore.

L'avvocato Donatella Marino si occupa con un team di professionisti, tra cui il Prof. Giuseppe Marino, il prof. Alessio Lanzi e il Prof. Vincenzo Franceschelli, di un progetto di studio e divulgazione del Diritto del Turismo e dell'Hospitality, con loro ha in corso la pubblicazione di alcuni libri in materia di Hospitality e sempre con loro offre contributi alla pagina Facebook “Turismo e Ospitalità - Diritto e Fisco”. 
Collabora inoltre con alcune testate italiane (quali "Italia Oggi" e "Milano Finanza") in materia immobiliare.

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