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Sabato, 23 Febbraio 2019 13:34

Locazioni turistiche, l'orizzonte si fa più chiaro

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Locazioni turistiche, l'orizzonte si fa più chiaro

Nei giorni scorsi si sono riaccesi i toni tra associazioni di albergatori e il mondo degli affitti brevi, in particolare quello delle locazioni turistiche, con le consuete accuse di illegalità e abusivismo. A scatenare le polemiche da un lato l'impugnazione della legge regionale Puglia da parte del Governo e dall'altro la sentenza del TAR Lazio che rigetta il ricorso di Airbnb in materia di ritenuta dʼacconto. Con il Notaio Fabio Diaferia, Presidente dell'Associazione Pro.Loca.Tur che tutela gli interessi dei locatori turistici, proviamo ancora a chiarire alcuni aspetti riguardanti in particolare il CIR/CIS. 

Domanda - Qual è la differenza tra CIS, bocciato in Puglia dal Governo e CIR, sul quale il Governo stesso dichiara di stare lavorando?

Fabio Diaferia - Precisiamo innanzitutto che il CIS di Regione Puglia non è stato bocciato, ma che la legge di Regione Puglia che ne prevedeva l’introduzione per il solo territorio di quella regione, è stata impugnata dal Governo, anche su istanza di Pro.Loca.Tur, dinnanzi alla Corte Costituzionale per violazione delle norme sulla ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni prevista dall’articolo 117 della Costituzione e anche per violazione del principio di uguaglianza previsto dall’articolo 3 della stessa Costituzione.

In sostanza il Governo ha detto che tutto ciò che attiene alla materia della locazione, sia dal punto di vista della disciplina del contratto, sia dal punto di vista tributario e, per la prima volta, anche dal punto di vista amministrativo e quindi delle verifiche e dei controlli, è di competenza del legislatore statale e non può essere disciplinato in maniera diversa dalle Regioni nelle diverse parti del territorio nazionale.

Resta ferma naturalmente la competenza delle Regioni a disciplinare la materia dell’esercizio di attività turistico ricettiva e la materia della gestione delle strutture turistico ricettive, ivi compresa l’istituzione, per queste, di un codice identificativo regionale, così come spesso è previsto l’obbligo di dotazione di apposite targhe identificative da esporre all’esterno delle singole strutture.

Quanto al Codice identificativo cui sta lavorando il Governo, si tratterebbe di un codice che verrebbe attribuito dallo Stato e non dalle singole Regioni, ai proprietari degli alloggi che vengono concessi in godimento per periodi inferiori a trenta giorni tramite portali di prenotazione on line o altri intermediari. Il Ministro dell’Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio, in un tweet, ha ricordato che in materia di locazione i ministeri competenti sono più di uno. In effetti la materia interessa, oltre che il Ministero del Turismo, anche e soprattutto, il Ministero delle Giustizia (competente per quanto riguarda le materie attinenti all’ordinamento civile), il Ministro delle Finanze (competente per le materie che attengono all’ordinamento tributario) e il Ministro dell’Interno (competente per le materie che riguardano la pubblica sicurezza e, quindi, i controlli).

Detto ciò, l’associazione che rappresento (Pro.Loca.Tur) ha già fatto presente al Ministro Centinaio che di codici identificatici ce ne sono già abbastanza. Ogni proprietà immobiliare è già censita al catasto ma ora, a seguito dell’interpretazione data dal legislatore all’art. 109 TULPS, ogni proprietario che intende dare in locazione breve il proprio alloggio deve dotarsi delle credenziali di accesso al portale AlloggiatiWeb e, quindi, di un codice che viene attribuito dal Ministero dell’Interno.

Proprio non si vede il bisogno di avere un codice ulteriore.

Pro.Loca.Tur e le altre associazioni di proprietari hanno pronta da tempo una proposta di “comunicazione unica” da presentare ai Ministri competenti per rendere più semplice la vita sia ai cittadini che affittano le proprie case, sia alle autorità dello Stato chiamate ad effettuare verifiche e controlli.

Aspettiamo dallo scorso autunno di essere convocati per poterla presentare.

Domanda - Dopo la Puglia sarà la legge lombarda la prossima? Quale la situazione in Lombardia?

Fabio Diaferia - In Puglia siamo solo alla fase della delibera del Consiglio dei Ministri di voler impugnare la legge regionale dinnanzi alla Corte Costituzionale. In Lombardia, invece, il ricorso per l’impugnazione è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Il prossimo 5 marzo 2019 la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sulla legittimità della legge regionale 7/2018 che ha modificato la legge regionale 27/2015 e il successivo 26 marzo 2019 il Tar Lombardia si dovrà pronunciare sulla legittimità della delibera della Giunta Regionale che ha dato attuazione alla legge.

Domanda - Quale il nodo del problema “affitti brevi” e quale la soluzione a suo parare?

Fabio Diaferia - A mio modo di vedere, dopo l’intervento del legislatore statale, con il d.l. 50/2017, sugli aspetti tributari della locazione breve (inclusa l’imposta di soggiorno) e dopo l’intervento dello stesso legislatore statale, con il d.l. 113/2018, sugli aspetti di pubblica sicurezza non esiste più un problema affitti brevi.

Gli affitti brevi sono affitti (o meglio locazioni) come tutti gli altri affitti.

Essi sono disciplinati:

  • Da un punto di vista contrattuale, dagli articoli 1571 e seguenti del codice civile;
  • Da un punto di vista tributario, dall’art. 4 del d.l. 50/2017 e dall’art. 3 del D.Lgs. 23/2011;
  • Dal punto di vista dell’imposta di soggiorno, ancora dll’art. 4 del d.l. 50/2017;
  • Dal punto di vista della pubblica sicurezza, dall’art. 19-bis del d.l. 113/2018 che ha dato l’interpretazione autentica dell’art. 109 TULPS.

Rimane da definire la questione delle rilevazioni statistiche.

Il Programma Statistico Nazionale è rimasto un po’ indietro e continua a prevedere solo la rilevazione dei movimenti dei clienti degli esercizi ricettivi, senza che l’Istat si sia resa conto che oggi, circa 6.000.000 di persone all’anno, alloggiano in appartamenti privati che le stesse persone prendono in locazione con contratti di breve durata e che, certamente, non possono essere assimilati agli esercizi ricettivi.

Occorrerebbe quindi che l’ISTAT prendesse atto di questo fenomeno e iniziasse a rilevare anche i movimenti degli inquilini degli alloggi dati in locazione breve, ma senza ulteriori aggravi o adempimenti burocratici per i proprietari.

Ogni proprietario deve già comunicare alla questura territorialmente competente (in realtà ad un centro elaborazione dati del Dipartimento di Pubblica Sicurezza che si trova a Napoli) i dati anagrafici, la nazionalità e la durata del soggiorno di ciascun inquilino.

Si tratta esattamente degli stessi dati di cui ha bisogno l’ISTAT per le sue rilevazioni statistiche.

Sarebbe quindi sufficiente che il Ministero dell’Interno mettesse a disposizione dell’ISTAT le informazioni che i proprietari inviano entro 24 ore dalla consegna dell’alloggio, ovviamente “depurate” dai dati che sono tutelati dalla normativa sulla privacy e cioè dal nome e dal cognome.

Anche questo fa parte della proposta di “comunicazione unica” che le associazioni di proprietari aspettano di poter presentare ai ministri competenti.

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