Molto spesso a Roma, la piazza turistica più ampia d’Italia, si presentano temi che anticipano scenari di rilevanza nazionale. La Città Eterna diventa così un laboratorio per studiare precocemente i fenomeni di tendenza nel turismo e le norme poste in essere per governarli. Stavolta è il caso della normativa sul bollino Covid-free, presentata per la prima volta in Italia con un apposito programma del Campidoglio.
Ieri sull’account facebook di Roma Capitale è stato presentato il nuovo bollino Rome Safe Tourism, “un marchio che dichiara la conformità degli esercizi ricettivi e commerciali capitolini alle disposizioni sanitarie nazionali e regionali varate per l'emergenza Covid-19. Le imprese che ne faranno richiesta e risulteranno idonee al rilascio, saranno aggiunte all’elenco delle strutture conformi ai protocolli di sicurezza”.
Già dalla prima descrizione del bollino, si evince che per il settore turistico extralberghiero, esso riguarderà solo le strutture ricettive, senza ricomprendere gli alloggi destinati a uso turistico, ovvero le locazioni turistiche. Resta ancora da capire se il termine “imprese” restringa ulteriormente il campo di applicazione del marchio alle sole strutture imprenditoriali, poco più della metà delle 11mila totali del ricettivo extralberghiero.
Da un'analisi della determina e dell’avviso pubblico di gara, emerge che fra “le attività produttivo-turistiche interessate al rilascio del bollino” le uniche ricettive risultano essere gli “Hotel ed altre tipologie di Strutture Ricettive”.
La precisazione che “la partecipazione delle Imprese del settore produttivo-turistiche sopra indicate avviene su base volontaria” è incoerente con la premessa dell’operazione: creare un elenco delle strutture conformi ai protocolli di sicurezza, operazione sanitario-istituzionale, che ha delle implicazioni commerciali.
D’altronde, la Sindaca ha appena dichiarato: “Supportiamo il turismo di Roma rassicurando i visitatori sull’attuazione delle norme anti-contagio in alberghi, ristoranti, locali e musei. La scelta della destinazione di viaggio dipende molto dalla percezione di sicurezza cittadina, un fattore determinante per incrementare i flussi turistici e rilanciare le imprese del nostro sistema d’accoglienza”. Le imprese che otterranno il rilascio del marchio di qualità compariranno nella lista pubblicata sul portale istituzionale del Comune, oltre a essere al centro di una campagna di comunicazione dedicata, volta a descrivere in modo efficace la scelta di una vacanza sicura.
IN OR OUT?
Far parte dell’elenco e avere il bollino Rome Safe Tourism, in un periodo di grande attenzione verso l’igiene e la salute, può comportare un vantaggio competitivo e portare qualche prenotazione in più, in un periodo drammatico per il turismo italiano e soprattutto romano, che non si è per niente ripreso, anche a causa di una sovrabbondante offerta di quasi 20mila appartamenti nella Capitale, per circa 100mila posti letto solo per il settore extralberghiero “ufficiale”. Altrettanti posti letto in città appartengono ad alberghi e ostelli, senza contare il sommerso (secondo InsideAirbnb, oggi ci sono 29.436 annunci a Roma, solo su Airbnb).
DUE PESI E DUE MISURE?
Più di uno, fra i titolari di locazione turistica (che a Roma sono oltre 8mila), potrà essere contento per essersi risparmiato i costi di sanificazione e di certificazione (ancora non quantificati) per ottenere il bollino, da corrispondere a una delle quattro società (tutte del Nord Italia) che a seguito dell’istruttoria effettuata dagli uffici della Direzione Turismo di Roma Capitale – S.U.A.R., sono risultate in possesso dei requisiti stabiliti dall’Avviso Pubblico.
Di sicuro, i provvedimenti nazionali, regionali e comunali verso il settore extralberghiero hanno in comune una sola cosa: la mancata considerazione per le locazioni turistiche. Finora escluse da ogni supporto legislativo e finanziario da parte dello Stato, nel Lazio fuori dai contributi a fondo perduto del piano Regione Vicina, e ora ignorate anche dal Comune e quindi declassate nei risultati di ricerca nei portali, non potendo avere il bollino d’igiene capitolino.
Si dubita che un regolamento attuativo “inclusivo” di Roma Capitale possa comprendere successivamente nel programma Rome Safe Tourism la categoria degli alloggi per uso turistico (LT).
Questa ennesima esclusione, unita alla mancata esenzione dal saldo IMU per le locazioni turistiche, come risulta dalle bozze circolanti oggi del “Decreto di Agosto”, pongono la questione a un livello politico-sindacale. Le locazioni turistiche sono la forma di alloggio più diffusa, sia fra gli host, che a livello dei property managers, che hanno proprio la LT come più comune unità produttiva. Le associazioni di categoria sono numerosissime, ma divise per tipologia (LT/strutture ricettive), per territorio e per forma di attività (proprietari/gestori), e finora le annunciate azioni comuni non hanno portato i risultati attesi e il riconoscimento da parte della politica nazionale e locale.
Ciò, quando viene annunciato da parte del Sottosegretario Bonaccorsi il completamento del collegato turismo, temibile riforma restrittiva che era stata accantonata a febbraio, che punta a ridurre il numero di locazioni turistiche non imprenditoriali per operatore, e a limitare il numero di attività extralberghiere nei centri storici UNESCO: è facile attendersi tempi ancora peggiori per il settore turistico residenziale, a Roma e in tutta Italia.
di Sergio Lombardi