Approfondiamo la questione con Simone Puorto, uno degli organizzatori insieme a Enzo Aita e Vito D'Amico, del Social Media WeekEnd (SMWE), che presentiamo anche attraverso l'esperienza di alcuni docenti e partecipanti della prima edizione. Il SMWE, infatti, oltre che un evento formativo è anche un evento sociale, un percorso che aggrega le persone attraverso un’esperienza di condivisione tra organizzatori, allievi e docenti durante un weekend di formazione sul Social Media Marketing con una full immersion di 3 giorni nel mondo di Facebook, Twitter, Google +, Instagram Pinterest e Foursquare.
D- Quanto è oggi importante una formazione sui social media marketing per chi lavora nel settore turistico-alberghiero?
Simone Puorto- Direi che più che importante sia inevitabile. L'importanza nel formarsi e saper gestire il SMM è una naturale conseguenza dell'evoluzione del mercato. Se osserviamo senza preconcetti cosa sono questi strumenti potremmo definirli l'esatto specchio della società in cui viviamo, inteso in senso globale. L'utilizzo che viene fatto da un numero così alto di utenti, ne denota la volontà degli stessi di voler condividere ogni esperienza, soprattutto quelle legate al mondo dei viaggi. Se allora gli utenti che ne fanno uso crescono in maniera importante e gli stessi utenti sono quelli che poi cercano informazioni e prenotano le nostre strutture alberghiere, allora la domanda che mi porrei è: perché non farne parte in maniera strategica per creare le dovute opportunità commerciali? Ritengo però che l'utilizzo di questi strumenti vada fatto in maniera diversa da come il marketing in generale viene adoperato e applicato. Il Social Media WeekEnd non è solo un corso di formazione ma un evento che cerca di far comprendere come in questo ambito sia importante non solo saper adoperare tecnologie e strumenti ma soprattutto avere un specifica attitudine all'ascolto, al confronto e al sapersi relazionare verso un mercato in continua evoluzione. Il cliente oggi non è più solo un fruitore del servizio ma è partecipe nel crearlo e migliorarlo. I clienti sono sempre più "Ambassador" potenziali per le nostre aziende, che ci piaccia o no questo è un dato di fatto, quindi o ci si relaziona per ottenere dei vantaggi oppure non ne potremo sfruttare importanti vantaggi in termini di Revenue e di crescita futura.
D- Da dove nasce allora la percezione negativa degli albergatori verso l'utilizzo di questi strumenti?
Simone Puorto- Il grande misunderstanding che causa questa sfiducia diffusa verso le piattaforme social in ambito alberghiero è dovuto quasi esclusivamente dal loro basso tasso di conversione, il che è verissimo. Se analizziamo i dati in maniera sterile essi ci dicono che in media meno dell'0.5% delle prenotazioni viene effettuato sui social network, e il dato italiano è ancora più basso. Tuttavia se si ragiona in meri termini di "conversione" non si riuscirà mai a comprendere l'importanza di questi strumenti. Se mi passi il neologismo, io preferisco sempre parlare di "multi-conversione": il trend globale degli anni '10 è quello di una navigazione sempre più frammentata e multidevice. Ti faccio un esempio pratico: quante volte ti capita di scoprire un prodotto tramite un social network, magari in ufficio durante pausa pranzo? Un tuo "amico" o "follower" pubblica un post che desta la tua attenzione (quello che in marketing viene chiamato "Stimulus") e vieni a conoscenza per la prima volta del brand in questione (la famosa "awareness").
Poi continui a prendere informazioni su quel servizio/prodotto sul tuo smartphone mentre sei in metropolitana diretto a casa, lo mostri alla tua famiglia sul tuo tablet e infine lo acquisti dal desktop di casa. Quanti device hai utilizzato? Ben quattro! Se ragionassimo con la logica della mera conversione quell'acquisto verrebbe direttamente dal sito web del prodotto (nel nostro caso: dal BOL dell'hotel), quindi attribuiremmo il "merito" di quella prenotazione a un buon SEO (Search Engine Optimizer) oppure alla protezione del brand (ed ecco spiegato il ROI altissimo della brand protection per l'advertising), in quanto nessun sistema di tracking ci permette di risalire a quel primo incontro con il brand che, in effetti, è avvenuto su un social network ma su una piattaforma diversa (il computer dell'ufficio). E' quello che io chiamo "L'Inganno dell'ultimo click". Chiarito questo fraintendimento è facile comprendere che i social hanno un forte impatto per l'awareness e quindi, di conseguenza, per il revenue. Discorso a parte poi per G+, per il quale si aggiunge anche il forte impatto che ha sulla SERP (Search Engine Results Page ovvero la pagina dei risultati del motore di ricerca) di Google. In breve: se avete ancora dubbi sul fatto che i social network siano inutili è forse arrivato il momento di diradarli, e quale migliore occasione del SMWE?
D- La seconda edizione che cosa apporterà di nuovo rispetto alla prima?
Simone Puorto- Innovazione è da sempre la nostra bandiera. Ci sono molte idee e progetti. I feedback da parte dei partecipanti alla prima edizione ci hanno aiutato a capire meglio cosa ha funzionato meglio e cosa no, e su quella base stiamo dando al SMWE una nuova veste ancora più vicina alle loro richieste. In fin dei conti "social" significa proprio questo.
Salvatore Russo (Web Marketing Manager, Docente Google +)- Chi ha partecipato al SMWE dell’anno scorso, potrebbe partecipare a questa nuova edizione scoprendo cose assolutamente nuove. Il web marketing è in continuo mutamento e certo noi non possiamo star fermi a guardare. E a proposito di star fermi a guardare, a differenza dell’anno scorso, ogni sessione vedrà tutti e quattro i docenti impegnati, dopo la TV 3D avremo la Formazione 4D.
D- Cosa ne pensi del format del Social Media Weekend?
Marina Pitzoi (Partecipante, edizione 2013)- E' un format originale perché riunisce tutte le caratteristiche importanti per un corso di formazione al Top: *Competenza dei docenti, con la possibilità di applicare nell’immediato tecniche di social media marketing; *Co-working con gli altri allievi, mettendo in pratica quello che si è appena appreso; *Momenti Social: colazioni, pranzi e cene sono momenti in cui si socializza molto non solo tra allievi ma anche con i docenti condividendo opinioni e facendo domande. Sono tre caratteristiche che non tutti i corsi di formazione hanno.
Salvatore Russo (Web Marketing Manager, Docente Google +)- Credo che sia uno dei format più interessanti in ambito formativo. L’empatia che si crea tra i corsisti e docenti è fuori dall’ordinario e questo rappresenta un ottimo presupposto per affrontare nel migliore dei modi una full immersion formativa. Nella prima edizione ne sono uscito fisicamente devastato, tre giorni non stop di domande, richieste di consulenze e contest creativi, dalla colazione alla cena! Questa volta mi sono allenato e sono pronto...
D- Quali sono i vantaggi e benefici personali e lavorativi che hai tratto dal corso?
Paolo Mazza (Direttore Hotel Bellaria, Bologna)- Devo dire che ho proprio scoperto un mondo che pensavo di conoscere ma che non conoscevo affatto. Conoscenza che ho applicato dal lunedì successivo al corso con grande riscontro. E poi, per noi che abbiamo ospitato il SMWE la prima edizione - e che replicheremo con la seconda - è stata anche un’occasione unica per avere visibilità on line grazie a fruitori esperti che hanno vissuto appieno la struttura e i nostri servizi senza farsi scappare nessun dettaglio nei loro commenti e recensioni.
Marina Pitzoi (Partecipante, edizione 2013)- Prima di iscrivermi al corso leggevo molti articoli sui social media e sull’attività di social media marketing. Il corso mi ha poi permesso di implementare immediatamente le tecniche di Marketing e di Comunicazione che caratterizzano ogni Social Network. L'ho fatto sia aprendo vari account per l’attività di famiglia ma anche curando gli account personali, perché tutti abbiamo un Personal Brand. Tutto questo mi ha permesso di collaborare per SuperSummit, network di eventi online (start up di Marco Montemagno) come Social Media Manager. Vorrei dare un consiglio che poi è anche un must del Social Media Manager: bisogna saper “Ascoltare”, perché coloro che popolano i social network é vero che vengono chiamati utenti, ma prima di tutto sono persone, é da loro che si parte, sono loro che rendono viva la comunicazione che voi andrete ad applicare, é da loro che baserete le vostre strategie di marketing nei social.