D- C'è crisi?
R- Sento sempre più spesso, parlando con i colleghi, descrivere il lavoro nel comparto alberghiero con un'accezione negativa. Imprenditori scoraggiati, collaboratori insoddisfatti, mancanza di prospettive e giovani leve poco interessate. Questi problemi toccano tutto il paese, anche nelle ex isole felici dell’Adriatico, come nella mia città, Roma. Purtroppo niente di nuovo sotto la luce del sole, è un dato di fatto che l'Italia, a prescindere dalla congiuntura economica, soffre di un sistemico deficit strutturale inficiante ogni attività professionale, in particolare se legata al turismo.
D- Come ci si può muovere in questo scenario?
R- Le potenzialità del paese sono note, come anche della forza lavoro, ciò che ho riscontrato è tuttavia un gap non tanto di competenze, ma soprattutto di conoscenze. Di come funziona il mondo, di dove stanno andando gli altri paesi e di come si muovono i rispettivi colleghi nel resto del globo. Del perché un paese limitrofo a noi come la Spagna, con debolezze simili alle nostre, dista ormai anni luce nella capacità di intercettare i flussi turistici, o del motivo per cui Berlino ha superato Roma per arrivi, tutto ciò senza considerare i primi della classe, ovvero i cugini d’Oltralpe.
Il turismo però non è in crisi, i viaggiatori aumentano ovunque, anche in Europa, anche dove il settore pubblico non incentiva il settore; la differenza marcata la troviamo nell'ambito della qualità del'imprenditoria e della qualificazione della forza lavoro. Ecco perchè rimarco il valore della curiosità e il piacere del conoscere: parliamo, in termini pratici, di conoscere i comportamenti, gli usi e i costumi dei vari popoli, in modo da poter offrire un servizio più targetizzato sul proprio cluster di clientela, verificare quanto accade in talune realtà per anticipare le proprie strategie aziendali, confrontarsi con il benchmark internazionale per adottare politiche di revenue management più efficaci.
D- Come ci si muove invece?
R- I grandi spauracchi che riscontro tra i colleghi, in particolare su Roma ma ovviamente generali, rimangono le recensioni, le OTA, il proliferare di B&B e affittacamere, oltre che naturalmente tassazione, costo del lavoro e burocrazia. Informarsi può permettere di innovare sia la propria offerta strutturale come di differenziarsi rispetto alla concorrenza, effettiva o "sleale" che sia, come anche sapere quando e dove accedere a fondi che istituzioni mettono a disposizione (la U.E. non è sempre una nemica). Lamentarsi dei B&B o degli affittacamere ha poco senso, poiché gli alberghi (e la propria forza lavoro) devono viaggiare su un livello qualitativo differente, e quindi non ci si può assolutamente porre sullo stesso piano dell'extra alberghiero. Per inciso, ciò non vuol dire che bisogna tenere bassa la guardia contro il dilagante abusivismo, fonte di un reale danno per la categoria oltre che per la capacità d’accoglienza del Paese. Sapere tuttavia come sviluppare le tecnologie o la comunicazione può costituire un passo in avanti sia per fronteggiare questi problemi come nell’ottica di una più sana disintermediazione.
In tante occasioni professionali mi è venuto in aiuto un determinato know how d'informazioni ad esempio, per parlare in termini concreti, nella gestione dell'F&B, nella scelta di segmentare la clientela verso alcuni mercati che sapevo essere adatti per la mia azienda, o nelle tecniche di vendita diretta verso la clientela. Non per ultimo in ambito di problem solving.
Nell’ambito alberghiero romano questa visione sta costituendo il successo di numerose aziende che hanno saputo riposizionarsi da mere strutture alberghiere tradizionali ad aziende di servizi a 360°, in grado di portare avanti progetti di Customer Relationship Management totali, a partire proprio dalle risorse umane utilizzate e dagli skill personali implementati con lungimiranza. Questo sta rendendo possibile il loro riposizionamento sul mercato, permettendo di mantenere intatti determinati flussi sulla città, migliorando anzi la bilancia delle presenze straniere a fronte di una contrazione del mercato interno.
D- Quindi qualcosa va già nella direzione della conoscenza?
R- Lo stimolo di partenza tuttavia, anche per la classe imprenditoriale, rimane soggettivo e personale, da qui la mia esortazione a fare fronte alle oggettive difficoltà con uno spirito di rinnovamento individuale. Questo discorso vale ancor di più per i giovani sotto i 30 anni che lavoreranno a vario titolo nel comparto: qualificarsi e non fermarsi al solo titolo di studio ma osservare come si lavora in altri posti. Cercare il contatto con gli stranieri ed essere curiosi verso il mondo che ci circonda, partecipare quanto più possibile a progetti associativi. Nulla come il dialogo e lo scambio d’idee può portare allo sviluppo di nuove conoscenze, oltre che a opportunità lavorative e di affari. La mentalità aperta è fonte di creatività, a sua volta garanzia di successo sia aziendale che personale. Qualcuno si ricorderà forse di un signore, non laureato ma abbastanza in gamba, il quale diceva: siate affamati, siate folli...
D- A proposito di follia, l'aumento della tassa di soggiorno come andrebbe fronteggiato in quest'ottica, qualora fosse attuato?
R- Partiamo dal presupposto che la tassa di soggiorno di per sé, come è concepita e soprattutto attuata in Italia, è un provvedimento depressivo per tutto il comparto, in particolare in una città come Roma che di turismo vive e rappresenta la porta d’Italia per gli stranieri, pur offrendo molto poco a livello di servizi ai turisti. La battaglia per scongiurare un aumento di questo dazio iniquo è dura ed ancora lunga, tuttavia, nella malaugurata ipotesi che venga adottato tale provvedimento, non potremo esimerci da azioni pressanti perché almeno una parte di essa venga reinvestita nel settore, come oltretutto previsto dalla norma stessa. Inoltre, in chiave di lotta alla disonestà e all’abusivismo di cui sopra, non potremmo non richiedere una forte stretta dei controlli nei confronti di chi opera in tal maniera, perché non possiamo accettare che chi lavora onestamente e soprattutto chi non ne ha colpa, cioè i turisti, paghino per il danno creato da gente senza scrupoli. Per quanto riguarda le singole aziende, si potrebbe fare relativamente poco, in particolare in chiave di adeguamento delle tariffe: purtroppo le attuali condizioni strutturali e di mercato c’impongono un livello medio difficile da intaccare. Sicuramente si dovrebbe attuare una vasta campagna di sensibilizzazione e informazione della propria clientela, cercando di limitare il danno d’immagine che ne deriverebbe, adeguando i propri servizi agli standard che la clientela, giustamente, pretenderebbe dovendo pagare un simile costo. Rimane in ogni caso viva la lotta contro la tassa ed il suo aumento, la cui applicazione a Roma è palese che si allargherà a macchia d’olio nel resto del Paese: turisti e alberghi non possono essere il bancomat delle amministrazioni locali, ma una risorsa da incentivare attivamente.