Roberto Galano- Che il real estate alberghiero italiano cambi nella sua struttura è davvero difficile. E' un mercato altamente frammentato e questa sua connotazione rimane così. Se partiamo da circa 30.000 strutture, solo l'1-2% sono oggetto di interesse degli investitori internazionali e sempre ubicate nelle località classiche (Roma, Milano, Firenze, Venezia). I fondi tendono a investire in immobili a reddito con contratti di locazione ma le grandi catene fanno fatica perchè disinvestono ma tengono la gestione con contratti di management.
D- Quindi non è cambiato nulla rispetto a qualche anno fa?
R- Quello che potrebbe cambiare qualcosa a mio avviso è la creazione di un polo turistico nel Sud Italia ma questo dipende anche dal settore pubblico per la parte delle infrastrutture. Quindi creare una massa critica da attirare altri operatori. Parlo della Sicilia ma anche di Capri e della costiera amalfitana, per esempio.
D- Quali sono le altre possibilità?
R- Nelle città importanti la domanda internazionale tiene su le performance alberghiere e ci sono molti proprietari alberghieri che considerano la vendita. Certo, ancora non c'è allineamento tra la domanda e l'offerta e l'Italia molto spesso rimane fuori proprio per gli importi elevati e la tipologia contrattuale ma previsioni e trend confermano un rinnovato interesse da parte degli investitori stranieri. Del resto, se Blackstone ha investito l'anno scorso, questo fa pensare in positivo vista la sua capacità pioneristica. Le opportunità poi possono nascere dalla richiesta della presenza in Italia di operatori internazionali, quindi dalla capacità di convertire uffici che sono ormai fermi, per esempio, oppure sull'esistente trovando prodotti di qualità da ristrutturare. Ma anche la tipologia di operatori che si è diversificata con nuovi segmenti, come gli ostelli.
D- A parte il nome, quindi neanche per JLL è cambiato molto?
R - Rimane un mercato limitato ma il mercato del lusso ci sarà sempre, perciò sostanzialmente non è cambiato molto. Le aspettative in Europa per il 2014 sono di 16 miliardi di transazioni, 50 a livello mondiale. In Italia il volume previsto è di 600 milioni. Noi abbiamo appena completato la rinegoziazione di un contratto a Milano. Ci sono però nuovi investitori molto interessanti e interessati dal Medio Oriente, Russia e Sud Est Asiatico mentre gli Americani hanno un approccio più speculativo e piuttosto intervengono su operazioni di portfolio come Una, Boscolo o Ata.