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Giovedì, 28 Aprile 2016 13:02

Giubileo: come cambia l’ospitalità religiosa in Italia

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Giubileo: come cambia l’ospitalità religiosa in Italia

Conventi, monasteri ed eremi, ma molto altro. E’ questa la nuova immagine che emerge dai dati elaborati in occasione del Giubileo straordinario dal portale no-profit www.ospitalitareligiosa.it sul censimento di oltre 4.500 strutture che in Italia si occupano di ospitalità a sfondo religioso.

Un’ampia analisi in occasione del Giubileo per tastare il polso ad un settore della ricettività che mette a disposizione circa 350.000 posti letto in tutte le province italiane. Questi i dati sulle strutture religiose che aprono le porte all’accoglienza.

Il 35% delle strutture è gestito direttamente da diocesi, parrocchie e ordini religiosi, il 27% è di proprietà ecclesiastica ma affidato in gestione ai laici, mentre il restante 38% comprende le strutture laiche specializzate nell’accoglienza di persone e gruppi di ispirazione religiosa.

Nella suddivisione geografica la parte del leone spetta naturalmente a Roma e al Lazio con una fetta del 14% sul totale. Seguono poi Lombardia, Toscana e Veneto con il 9% ciascuna.

Votate ad un’originaria accoglienza destinata a pellegrini, viandanti e anime impegnate in una ricerca interiore, queste strutture hanno col tempo aperto le braccia anche a quanti vogliono trovare un’ospitalità sobria, rispettosa ed attenta alla cura della persona in uno spirito di vera comunità.

Così, ben il 57% di quelle gestite direttamente da religiosi apre oggi le porte anche al turismo non religioso e il 39% ai gruppi scolastici, pur sempre nel rispetto dei luoghi e dei canoni di fratellanza richiesti agli ospiti.

Tornando alle diverse modalità di ospitalità religiosa, il 13% si trovano sul mare e ben il 30% in montagna, ma non v’è dubbio che tutte le altre conservano il privilegio di posizioni invidiabili sul territorio. Non mancano i servizi più tecnologici, come il Wi-Fi presente ormai nel 64% delle strutture o il pagamento con carte di credito e bancomat consentito nel 37% dei casi.

Ciò non significa che le gestioni dell’accoglienza abbiano assunto una deriva commerciale (innaturale per questa tipologia di strutture), ma sono il segnale di come anche la Chiesa nell’aprire le porte non dimentica una modernità ove questa possa in qualche modo essere di sostegno agli ospiti. Prova ne è, ad esempio, che le strutture di proprietà religiosa sono accessibili ai disabili nel 46% dei casi, contro un 39% delle laiche di settore.

dati ospitalità religiosa

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