I numeri che vanno consolidandosi per il periodo giugno-settembre parlano di un’estate di vacanze per 33,3 milioni di persone tra maggiorenni e minorenni, pari al 55% dei connazionali, che costituisce un +9,5 rispetto al 2015. Questo incremento si rifletterà anche sul giro d’affari che chiuderà con un +17,2% passando dai 18,3 miliardi di Euro del 2015 ai 21,5 miliardi di Euro di quest’anno.
L’indagine è stata realizzata con il supporto tecnico dell’Istituto ACS Marketing Solutions ed effettuata dal 25 al 29 luglio con il sistema C.A.T.I. (interviste telefoniche) a un campione di 1.200 italiani maggiorenni rappresentativo degli oltre 60 milioni di connazionali maggiorenni e minorenni.
Crescono, dunque, nel quadrimestre estivo (giugno-settembre) gli italiani che hanno trascorso o trascorreranno una breve vacanza fuori dalle proprie mura domestiche, dormendo almeno 1 notte fuori casa.
La durata media quest’anno è di 11 notti rispetto alle 8 notti del 2015 e nel 74,5% dei casi (quasi 25 milioni) gli italiani rimarranno in Italia, mentre nel 25,5% dei casi (quasi 8,5 milioni) andranno all’estero.
Nella generalità dei casi la vacanza estiva degli italiani è ‘consumata’ in località marine. I nostri lidi stanno accogliendo infatti oltre il 70% del popolo dei vacanzieri. Di questa percentuale quasi il 62% preferisce il mare della Penisola o delle due isole maggiori, mentre quasi l’11% si riversa nelle suggestive e numerose isole minori.
Segue in classifica generale le località d’arte maggiori e minori con il 7,7% (rispetto al 4,2% del 2015), la montagna con il 6,7% delle preferenze (rispetto al 7,8% del 2015), le località lacuali dove si attesta il 5,1% della domanda complessiva italiana (rispetto al 2% del 2015) e le località termali e del benessere con il 2,7% della domanda (come nel 2015).
Per chi sceglie di “espatriare” e, quest’anno sono circa 8,5 milioni i connazionali che si sposteranno oltre confine, la scelta ricade essenzialmente sulle grandi capitali europee e sui mari tropicali.
Le grandi capitali europee raccolgono infatti il 38,8% della domanda (rispetto al 43,3% nel 2015), seguite dai mari tropicali/località esotiche con il 14,2% rispetto al 17,7% del 2015.
La spesa stimata per le vacanze estive (comprensive di viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) è di 869 Euro (rispetto ai 786 Euro del 2015).
Tra le tipologie di soggiorno, scelte dagli italiani per trascorrere le proprie vacanze estive, l’albergo rimane il leader incontrastato. Il 27% lo sceglie rispetto al 24,5% del 2015.
Seguono, nell’ordine, la casa di parenti o amici con il 22,9% rispetto al 21,7% del 2015, la casa di proprietà con il 13,5% rispetto al 10,6% del 2015, il villaggio turistico col 12,1% (7,6% nel 2015) e l’appartamento in affitto con l’11,3% (12,1% nel 2015).
Crescono i residence con l'8,7% (7,1% nel 2015) e i campeggi con il 5,3% (4,3% nel 2015).
È Agosto, anche quest’anno, il mese più gettonato in assoluto, per giunta in ulteriore consolidamento. Il 67,7% (rispetto al 60,9% del 2015) di chi è in vacanza lo ha scelto per il proprio periodo di ferie estive.
Segue Luglio col 14,4% (rispetto al 13,6% del 2015).
Settembre vedrà il 9,2% della domanda (rispetto al 10,8% del 2015).
Giugno ha raccolto il 6,4% della domanda (rispetto al 12,3% del 2015), con una flessione in gran parte determinata dalle condizioni meteorologiche.
“Numeri di tutto rispetto - commenta il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca - che non ci devono però indurre a crogiolarci sugli allori. Al Governo, che si accinge a varare il piano strategico nazionale del turismo, -dichiara Bocca- chiediamo di sganciare le zavorre che limitano la competitività delle nostre imprese e indichiamo tre priorità: ridurre la pressione fiscale per consentire investimenti nella riqualificazione delle strutture, contrastare ogni forma di concorrenza sleale e di esercizio abusivo delle attività turistiche, promuovere la presenza dell’Italia sui mercati internazionali e la destagionalizzazione della domanda turistica. È imperativo accompagnare la crescita di uno dei pochi settori che crea ricchezza e occupazione in Italia, mentre altri rami dell’economia crescono al ritmo dello zero virgola e spostano la produzione all’estero.”