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Venerdì, 12 Luglio 2019 16:48

Imposta di soggiorno: più rischi che benefici?

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Imposta di soggiorno: più rischi che benefici?

Dal Modello 21 all’accordo Airbnb, dalla sua possibile abolizione al compenso agli intermediari, un utile riepilogo sull’imposta meno amata del settore hospitality a cura di Sergio Lombardi, dottore commercialista socio fondatore di Taxbnb.

Uno degli elementi più controversi dell’animatissimo settore turistico è sicuramente l’Imposta di Soggiorno (a Roma Contributo di Soggiorno), che dal 2011 “accompagna” quotidianamente i gestori di strutture ricettive alberghiere, extra-alberghiere e, in molti comuni dal 2018, alloggi a uso turistico.

Riepiloghiamo l’attuale situazione, in ordine alfabetico.

ABOLIZIONE

Il Contratto di Governo prevedeva (a pag. 51) l’abolizione dell’imposta di soggiorno. Oltre a non esserci alcuna iniziativa legislativa in tal senso, si ritiene che sarà difficilmente possibile abolire un’imposta che, con un trend continuo di crescita, genera ormai importantissime risorse.

AIRBNB

Gli host invocano l’accordo dei comuni (Roma su tutti) con Airbnb, per la gestione alla fonte dell’imposta di soggiorno. In realtà, su circa 1000 comuni che in Italia hanno deliberato l’imposta di soggiorno, solo 23 (il 2,3%) hanno stipulato un accordo con Airbnb, e l’accordo comporta necessariamente l’applicazione dell’imposta di soggiorno alle locazioni turistiche, che invece in molti comuni non sono soggette all’imposta.

COMPENSO AGLI AGENTI CONTABILI

In alcuni comuni, fra cui ad esempio Palermo, è previsto un compenso percentuale agli agenti contabili per le operazioni di raccolta e riversamento dell’imposta di soggiorno. A Roma, invece, nel 2018 è stata bocciata una proposta di delibera dell’opposizione (ODG 7-2018), che prevedeva “un parziale rimborso spese nella misura massima del 20% (del contributo riversato), dietro presentazione della fattura di pagamento rilasciata dal professionista incaricato, a favore del gestore della struttura ricettiva che si avvalga della collaborazione di figure professionali con specifiche competenze.”

CONTANTI O CARTA?

Una delle principali complicazioni dell’imposta di soggiorno, sia per l’ospite che per il titolare della struttura ricettiva, è la modalità di riscossione, spesso prevista solo in contanti dalle strutture. La detenzione di importanti somme liquide è insieme una responsabilità e un aggravio amministrativo per i gestori. E’ proprio la cattiva gestione di queste somme che genera i rischi giudiziari maggiori nel settore. Poche settimane fa, è stata bocciata a Roma una proposta di delibera dell’opposizione (FdI), per la riscossione del contributo di soggiorno dai turisti tramite Pos installati nelle strutture ricettive di Roma Capitale, per trasferire in tempo reale gli incassi del tributo all'amministrazione, sgravando le strutture ricettive dall’onere di trattenere le risorse pubbliche per poi riversarle in un secondo momento. Nella proposta era previsto un bando per l'individuazione dell’istituto finanziario (banca o Poste) che fornisse servizi di riscossione.

La stessa delibera non approvata prevedeva la riapertura delle rateizzazioni dei debiti pregressi (attualmente non concesse), per favorire la riscossione del contributo di soggiorno da parte di Roma Capitale. Non si comprende perchè non si possa rendere più agevolmente esigibile l’imposta, con provvedimenti che la rendano meno impopolare e portino indubbi benefici per le casse del Comune. Inspiegabilmente il contributo di soggiorno non fa nemmeno parte dei tributi per cui è stata deliberata in aprile la definizione agevolata delle controversie tributarie del Comune di Roma. 

DESTINAZIONE

Le entrate dell’Imposta di Soggiorno per i comuni sono destinate a “finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”, mentre per il Contributo di Soggiorno, questo vincolo non è previsto. Gran parte della polemica sull’imposta di soggiorno viene dalla scarsa trasparenza delle amministrazioni comunali, oltre che dall’ormai generale pregiudizio dei cittadini verso la cosa pubblica.

ENTRATE

Le imposte di soggiorno hanno raccolto ben 538 milioni di euro nel 2018, che nel 2019 dovrebbero diventare 600 milioni (fonte: Osservatorio Nazionale Tassa di Soggiorno JFC). La classifica dei maggiori incassi è guidata da Roma con 130 milioni, seguita da Milano (45), Firenze (33), Venezia (31) e Rimini (7).

FEDERALBERGHI

Il Presidente Bernabò Bocca, all’Assemblea nazionale di Federalberghi a Capri a maggio, ha dichiarato: "La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione del gettito e senza rendere conto del suo utilizzo. È una tassa sul turismo il cui unico fine sembra essere tappare i buchi dei bilanci comunali".

In occasione dell’approvazione del codice identificativo, anche Confindustria Alberghi, con una nota stampa sul Decreto Crescita, esprime critiche analoghe all’attuale impianto dell'imposta di soggiorno, chiedendo più controlli e sollecitando una urgente revisione organica della materia, a quasi dieci anni dalla reintroduzione dell’imposta di soggiorno in Italia. 

INCROCIO DEI DATI

Secondo il Decreto Crescita, approvato in forma definitiva il 28 giugno, con il Codice Identificativo l’incrocio dei dati ai fini fiscali partirà da settembre per strutture ricettive e locazioni turistiche, dal portale Alloggiati Web verso l’Agenzia delle Entrate e i Comuni con imposta di soggiorno. Articolo di approfondimento a questo link.

LOCAZIONI TURISTICHE

L’ingresso degli alloggi ad uso turistico fra le tipologie tenute all’applicazione di imposta e contributo di soggiorno è uno degli elementi che ha contribuito alla crescita del gettito a livello nazionale negli ultimi due anni. A Roma gli alloggi turistici chiamati a gestire dal 21/4/2018 il contributo di soggiorno con la qualifica di “Responsabili d’Imposta” sono circa 7000. Ad essi è legato un fenomeno macroeconomico di difficile comprensione: nonostante un incremento del 70% del numero di unità totali in città soggette al contributo, a Roma le entrate fra il 2017 e il 2018 sono state pressocchè invariate, passando da 126 a 130 milioni. Ciò può avere due possibili ed opposte spiegazioni: il passaggio di una notevole quota di ospiti dalle strutture ricettive alle locazioni, o una scarsissima compliance da parte delle locazioni turistiche.

MINISTRO

il Ministro Centinaio il 3 luglio ha risposto in modo deciso a un'interrogazione parlamentare, ribadendo di essere contrario alla tassa di soggiorno, auspicando che venga realmente utilizzata dai comuni per lo sviluppo del turismo, e definendo il codice identificativo strumento fondamentale di contrasto ai fenomeni di elusione ed evasione fiscale e “misura innovativa che ci posiziona finalmente tra i Paesi più virtuosi nelle politiche dell'offerta turistica”.

MODELLO 21

Previsto da un decreto del 1996, gestito serenamente in moltissimi comuni già da anni, il Modello 21 ha comportato a Roma un terremoto per gli host, raggiunti nelle ultime settimane in migliaia da accertamenti, inviati via Pec e raccomandata del Dipartimento Risorse Economiche di Roma Capitale. La situazione diventa ancora più complessa, in presenza di irregolarità nella gestione del contributo (mancati versamenti e mancate dichiarazioni trimestrali). I rischi per i gestori sono molto elevati e possono comportare azioni esecutive (come il blocco dei conti bancari), chiusura della struttura fino a 6 mesi e azioni penali. Per l’occasione, Taxbnb ha messo in funzione una helpline con numero telefonico ed email dedicati alle emergenze degli host romani e non.

NUOVI COMUNI

Per i comuni, l’iter per introdurre l’imposta di soggiorno è complesso: ancora prima del processo legislativo di deliberazione, il comune deve essere un capoluogo, una unione di comuni o far parte degli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte, istituiti e aggiornati con legge regionale.

Ciò nonostante, il numero dei comuni che applicano l’imposta di soggiorno è in crescita inarrestabile da nove anni (v. immagine), e solo in questa prima parte del 2019, cinquantuno nuovi comuni hanno deliberato l’imposta.

datoimpostasoggiorno

PALERMO

L’imposta di soggiorno ha anche aspetti virtuosi, come l’investimento della quota (10%) spettante per regolamento a Palermo ad Airbnb come intermediario, in attività in favore della città. ”Uno spazio polifunzionale al posto di una discarica nell'area della chiesa del SS Crocifisso a Ballarò e una cucina sociale nel quartiere Danisinni. Sono questi i progetti vincitori del concorso con voto pubblico indetto dal Comune di Palermo e Airbnb per chiedere come destinare parte dei proventi dell'imposta di soggiorno raccolta dal Portale.” Fonte: Ansa 

PECULATO

Il mancato riversamento dell’imposta di soggiorno integra il reato di Peculato, punibile con la reclusione fino a 10 anni e 6 mesi. Il numero di azioni penali sugli agenti contabili (i soggetti che gestiscono l’imposta di soggiorno – titolari di strutture ricettive e intermediari) è in crescita e negli ultimi mesi sono arrivate le prime condanne e le prime chiusure delle attività. Clamorosi a Roma i casi del Plaza (condanna del titolare) e del Church Palace (chiusura definitiva), ma anche le chiusure da parte del Comune di numerosi affittacamere che evadevano il contributo.

PRESCRIZIONE

Nel caso di appropriazione indebita dell’imposta di soggiorno, la prescrizione fiscale è di cinque anni, ma può aumentare nel caso di accertamenti, richieste di pagamento e cartelle. La prescrizione del reato penale ha dei tempi ben più lunghi, arrivando a superare i dodici anni.

PRO IMPOSTA

In Italia non ci sono solo oppositori dell’imposta di soggiorno: in risposta alle dichiarazioni del Ministro del Turismo, l'assessore al Bilancio di Firenze, Federico Gianassi, ha così replicato “Il turismo è da una parte una grande risorsa per le città ma è ovviamente anche un costo per i maggiori servizi che ne derivano. E questi costi non possono ricadere sui residenti. Invece di lasciare soli i Comuni a gestire i turisti, il Ministro e il Governo diano il via libera per modulare e adeguare le tariffe dell’imposta di soggiorno. Ne trarranno tutti un vantaggio".

ROMA

Il Contributo di Soggiorno di Roma Capitale è un'entrata tributaria autonoma e differente rispetto all’imposta di soggiorno.

La destinazione del contributo di soggiorno non è vincolata a interventi per turismo e cultura, quindi a differenza dell’imposta di soggiorno, è una entrata di libera spesa, che, secondo la legge, può essere utilizzata per sostenere il bilancio della Capitale. Sono quindi improprie le critiche (degli operatori, ma anche della politica) sull’effettiva destinazione delle entrate del contributo a Roma.

SCADENZE

Nel mese di luglio cadono le scadenze dell’imposta di soggiorno in importanti città turistiche, come Roma (16 luglio), Milano (15 luglio) e Napoli (15 luglio). Da sottolineare come solo di recente Milano sia passata da una gestione mensile all’attuale gestione trimestrale, mentre Napoli ha appena aumentato di 50 centesimi la tassa, fra le proteste di Federalberghi Napoli e ABBAC.

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