La stagione metereologica particolarmente negativa ha senza dubbio inciso negativamente sulle performances di tutto il settore leisure. Pesa poi ancora molto la mancanza del turismo interno che la recrudescenze della crisi economica ha ulteriormente colpito.
La montagna è il segmento che ha maggiormente sofferto, con punte di oltre il 20% di perdita di occupazione rispetto al 2013. Anche il segmento mare ne ha risentito, seppure in misura ben diversa a seconda delle aree: dati positivi nel sud Italia con la Puglia che arriva in agosto ad un +5%, così come la Sardegna che ad agosto recupera sia pure parzialmente il -7,6% registrato a luglio. Tutto diverso al nord dove la situazione meteo è stata particolarmente sfavorevole. Savona, per esempio, ha registrato nei mesi di giugno e luglio una brusca frenata con punte in termini di occupazione che hanno rasentato il -20% mentre il mese di agosto si è attestato sui livelli del 2013.
Diversa la dinamica nelle città d’arte che nel segmento upscale hanno sostanzialmente tenuto con un’occupazione in leggera crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Caso a se quello di Roma, dove una serie di fattori, tra cui gli eventi legati a Papa Francesco, incidono su un risultato più positivo. A giugno e luglio il Toc è aumentato rispettivamente del 3,8% e 4,8.% con un conseguente RevPar di 3,2% e 3,1% e anche agosto sembrerebbe confermare questo andamento.
Nel complesso il turismo straniero con un aumento di oltre il 3% conferma una crescita, lenta, ma costante.
“L’estate 2014 non ha purtroppo mantenuto le promesse – dichiara Giorgio Palmucci, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi. È oggettivo che il meteo ha profondamente penalizzato l’offerta, ma è pur vero che sono arrivati al pettine altri nodi che dovremo sciogliere.
Mi riferisco alla diffusione di Airbnb o Halldis che moltiplicano l’impatto sul mercato di un’offerta ricettiva incontrollata, che diversamente dalle strutture alberghiere, sfugge a verifiche e controlli e opera quindi in un quadro di concorrenza – ma anche di qualità, servizi e garanzie – ben diverso da quello alberghiero.
Su questo, ancora una volta, chiediamo che sia fatta chiarezza, assicurando sulla base di criteri certi ed omogenei, su tutto il territorio nazionale, un’effettiva trasparenza dell’offerta ed il rispetto da parte di tutti delle regole a tutela del cliente e degli adempimenti in capo al sistema turistico ricettivo italiano.
Tra questi va ricordata la tassa di soggiorno, che non può gravare di fatto sul solo sistema alberghiero. Peraltro situazioni come quella di Roma, dove dal 1° settembre i valori dell’imposta sono più che raddoppiati, non farà che spostare turismo verso realtà diverse da quelle alberghiere, dove la pressoché totale assenza di controlli favorisce un minore rigore applicativo.”