A Bryan Kramer – digitalizzato dal 1987, oggi tra i 25 top influencers al mondo secondo Forbes – il compito di illustrare i pilastri di questa teoria, di cui peraltro è il padre: “I social media ci permettono di conversare con le persone, ma occorre ritrovare l’aspetto umano in questo dialogo con un’audience, cioè con delle persone, non con un target. E’ attraverso semplicità, empatia e onestà nell’imperfezione che si costruisce la fiducia che è la premessa fondamentale per avere successo sul web”.
L’esempio noto a tutti, cavalcato da Kramer, è quello del fenomeno virale di pochi mesi fa dell’Ice Bucket Challenge il cui obiettivo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla Sla. “Quella campagna era la sintesi delle tre regole da seguire sul web: semplicità, empatia e imperfezione. La strategia - ha concluso Kramer - è condividere ciò che ci rende umani, utilizzare emozioni per collegarsi in rete con le persone e sapere celebrare con onestà i momenti deboli perché ci rendono umani e credibili”.
La stessa teoria è stata alla base dell’intervento di Julius De Laar, già socia media strategist di Obama nel 2008 e 2012, e attualmente consulente di Ilary Clinton per le presidenziali Usa del 2016, che ha illustrato come dall’analisi dei big data del web sia possibile raggiungere il singolo utente.
“Le persone che compiono azioni on line lasciano impronte digitali che forniscono informazioni, così come nel caso dei social media: analizzando i big data possiamo conoscere età, stile di vita, gusti di ogni singola persona ed è su queste informazioni che si devono costruire micro-nicchie utili a profilare il messaggio. Se siete autentici nel vostro ruolo e fate quanto le persone si aspettano il messaggio arriverà”.